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IL GATTO GANGSTER

poesia di Luca Lando, IV elementare

La storia che vi narrerò

Parla di gatti e rapine perciò

Non aspettatevi mostri di nome Zuzzurrò.

Dunque, in una città

C’era un gatto con una peculiarità.

Egli, tanti lavori provò, ma nessuno lo soddisfò

E quindi un criminale diventò.

Sgangherato, se dirlo si può. Il Gatto Gangster, si chiamò.

Uno degli obiettivi che si creò era il più ambizioso, ohibò!

Proprio la gioielleria “Diamond”, quella lì.

“Non ci riuscirà” Pensarono tutti i cittadini di quel posto là.

“Invece io” si disse il nostro gatto tra sé e sé “Io ci riuscirò, fosse l’ultima cosa che farò!”

Purtroppo, però, quando per rapinare andò, una tegola in testa gli capitò.

“Caramba che dolor!” Urlò. E stizzito, a casa se ne andò.

Lì, col bernoccolo di un metro e ventitré Pensò: “Sarà proprio vero che ci riuscirò!?”

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  • C’è qualcosa di delizioso nello scrivere le prime parole di una storia. Non sai mai dove ti porteranno.

(Beatrix Potter)

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SONO UN BAMBINO A.P.C., VUOI CONOSCERMI?

Sono Marco e fin da piccolo mi piaceva ascoltare e osservare le cose, ma soprattutto fare domande strane a chi mi stava accanto . Ad esempio quanto è grande il Sole ? Perché esistono le stelle ? A cosa servono ?

Sono sempre stato molto sensibile e mi facevo domande sulla morte già quando avevo tre anni, così da preoccupare fortemente i miei genitori. Ho imparato a leggere a quattro anni e la matematica è il mio forte. Ora sono in seconda elementare ma risolvo i problemi di quinta con il disappunto della mia maestra che deve sempre darmi problemi nuovi per farmi stare tranquillo, altrimenti in classe disturbo tutti. Per questo la maestra mi sgrida e prendo molte note di comportamento. Quindi puoi pensare che possedere un alto potenziale cognitivo non è una cosa tanto semplice e sempre di successo. Vuol dire essere diversi dai tuoi compagni perché ragioni in maniera diversa e pensi in modo diverso, è un modo di vivere diverso dai tuoi coetanei perché siamo originali , ma molto sensibili e questo purtroppo ci frega perché soffriamo di più degli altri bambini e anche quando siamo grandi ci pesa molto questa diversità.

Siamo quindi individui che non rispettiamo le tappe evolutive della crescita cognitiva e intellettiva, e abbiamo capacità molto avanzate, però il movimento non è la mia passione e cambio molti sport. Sono facile a piangere se nel gruppo quando si gioca qualcuno mi prende in giro, oppure divento aggressivo e comincio a difendermi e a picchiare , faccio quindi molta fatica a trovare amici. Anch’io, Elisabetta, vivo le stesse cose anche se sono più grande. Leggo molto e mi piace scrivere .Vorrei diventare una scrittrice ,ora ho dieci anni e sto scrivendo un romanzo sulla natura, visto che mi piacciono molto gli animali e le piante .

Credo ci voglia molta pazienza tra scuola e famiglia affinché si parlino e ci capiscano su come e cosa fare. Per noi plusdotati la nostra scuola non è ancora preparata ad accoglierci con programmi didattici adeguati e offrire adeguate risposte di conoscenza., anche se siamo il 10 %della popolazione a tre anni. Perché noi plusdotati non siamo tutti uguali e abbiamo caratteristiche diverse che non sempre sono facili da gestire. Queste caratteristiche sono anche riconducibili a un’asimmetria nello sviluppo dal punto di vista emotivo e intellettivo. Infatti, da un corrispondente livello cognitivo sopra la media è accompagnato , da una non corrispondente maturità emotivo-relazionale e da scarsa capacità di giudizio. Si tratta quindi di persone che, per quanto riguarda la sfera intellettiva non seguono i ritmi evolutivi standard rispetto alla nostra età anagrafica mostrando delle capacità paragonabili ,se non addirittura superiori agli adulti.

Se vuoi saperne di più o se sei interessato vai a : www.associazionefarfalle.it

LA PASQUA E' ARRIVATA, DI AMELIE (7 ANNI):

IL FRINGUELLO E L'AQUILA, DI RICCARDO (9 ANNI):

Un tempo, nell'odierna Inghilterra, abitavano, nei fitti boschi montani di abeti, pioppi e larici, una svariata quantità di uccelli e rapaci: aquile, falchi, fringuelli, colibrì e picchi. Tutto procedeva secondo le regole dettate da anni e secoli da Madre Natura. Logicamente, però, i predatori avevano avuto, da sempre, il predominio sugli altri. In una fredda e caotica giornata invernale una piccola fringuella stava tornando nella propria tana dopo una giornata dedicata alla dura e impervia impresa di raccogliere semi e cibo per lei, i suoi piccoli e il padre degli uccellini che, a sua volta, era andato in cerca di minute foglie e aghi per la creazione di un piccolo angolo dedicato ai piccoli.

La madre lottava contro le impetuose raffiche di vento quando venne afferrata da una forza potente e superiore: quella di un'aquila reale. Il becco giallo risaltava sul manto scuro a tratti smorzato da piume candide e bianche come nuvole, le robuste ali dell'animale tagliavano il vento, gli occhi neri puntati all'orizzonte, gli artigli immobili stretti sul minuscolo corpo marrone della povera fringuella. Ad un certo punto l'aquila, iniziò a planare, zigzagando fra pini e arbusti. L'immensa apertura alare dell'uccello facilitava lo spostamento di enormi masse d'aria le quali, impetuose, scrollavano quantità inimmaginabili di neve. Il volo del rapace rallentava sempre di più finché si fermò mollando la preda ormai stremata e ancorandosi bruscamente al ramo di un albero maestoso in cui, da qualche tempo, era situato il suo nido.

“Ti scongiuro grande aquila, lasciami stare: non ti ho fatto alcun male o ingiustizia. La mia innocenza può essere provata” supplicò la fringuellina. “Potresti anche avere ragione, se non stessi parlando con me però! Sei solo un essere inutile! Rispose l'aquila. La poverina spaventata e in preda al panico, rispose con voce tremante: “Non avvicinarti perfida aquila meschina, io …...Io ho amici degni di essere guardie del bosco”.“ Bene, io, invece, ho artigli appuntiti!” disse l'aquila. Proprio in quell'istante cinque falchi neri attaccarono l'aquila disorientandola. L'animale cominciò a vaneggiare in cerca d'aria: le ferite riportate sul torace dell'uccello facevano fuoriuscire sangue e le piume iniziarono ad impregnarsi, assumendo una colorazione rossastra. Proprio quando i possenti falchi fermarono il loro attacco ancorandosi fieri ai rami sporchi di resina dell'abete, l'aquila perse l'equilibrio cadendo al suolo con un rumore sordo che si propagò all'istante fra gli alberi e che venne sostituito, poi, dal fruscio del vento. Poco dopo, cinque scoiattoli, uno dal pelo folto e marrone, uno nero e altri tre striati, alzarono il grande rapace dal letto di foglie su cui era caduto, portandolo fino ad una valle immensa ed estesa sulla quale fiori variopinti coloravano il paesaggio di innumerevoli tonalità.

Lì, l'aquila fu curata da minuscoli insetti: i medici della foresta. La fringuella intanto, gioiosa come non mai, era tornata nella sua tana, fra i suoi piccoli, a terminare la realizzazione del nido. Il rapace imparò la lezione e capì che l'arroganza e la presunzione non vengono mai ripagate, ma costantemente punite.